Pacchi fragili

Carlo Freccero ha affermato recentemente che il motivo del successo della trasmissione Affari tuoi sta nella ludopatia congenita degli italiani. Il che è probabilmente vero ma non rende giustizia a una caratteristica di quella trasmissione che invece vale la pena evidenziare. Perché chiunque l’abbia seguita anche solo per una puntata si è certamente imbattuto in un dispositivo antropologico particolarmente interessante.

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Febbre di crescita

‘Febbre di crescita’ è l’espressione con la quale, con una incolpevole ingenuità da genitori ignoranti, chiamiamo talvolta i piccoli eventi febbrili dei bambini che non sappiamo spiegare diversamente.
A cinquant’anni suonati mi è capitata invece una ‘febbre di crescita spirituale’.
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Youmanities

Vivere significa lasciare tracce nel mondo e  nelle vite degli altri. Di molte di queste tracce ci interessa poco. Le incrociamo, anche casualmente, e non diamo loro peso nemmeno quando indirettamente impattano anche sulla nostra vita. 

Altre invece ci riguardano. Molto. E per un motivo particolare.

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Il giochino

C’è un giochino che faccio spesso con le mie figlie.
Ci guardiamo negli occhi con la faccia serissima fino a che uno non ride. Sono da sempre bravissimo in questo giochino. Il segreto è pensare a cose mediamente orribili. Cose delle quali nessuno riderebbe mai.
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Mappe del tempo. Un podcast sulla archeologia (e non solo)

Parafrasando l’immagine che Nietzsche usa nella sua (straordinaria) Quarta inattuale, si potrebbe dire che l’uomo sarebbe felice se solo fosse capace, istante per istante, di dimenticare il suo passato, remoto e recente. L’unica sua prospettiva sarebbe allora guardare avanti, al futuro, impossibilitato dalla dimenticanza a rimuginare su tutto quanto gli è successo, senza più debiti né rimorsi. L’esercizio della memoria è infatti il movimento che ci connette con quel che siamo stati, sia che ciò significhi restituirci radici o ricordarci catene.

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Realizzare un podcast per la ricerca scientifica

C’è sempre una serie di incontri intellettuali eccentrici nella vita di chiunque decida di fare della ricerca la sua vita. Al di là infatti delle relazioni ‘verticali’, quelle cioè intrattenute con testi o personaggi che si occupano degli stessi topic e con i quali condividere riflessioni puntuali su singoli aspetti del comune oggetto di studi, esistono infatti – e per fortuna – divagazioni ‘trasversali’, incontri cioè con competenze e stimoli che provengono da altri ambiti e che, spesso anche solo casualmente, entrano come voci significative nel proprio modo di pensare lo studio e la realtà. È stato questo per me il caso di Branded Podcast Producer, il libro pubblicato da Rossella Pivanti per Franco Angeli nel 2021.

Rossella Pivanti è, come dice di lei stessa sul suo sito Web, “podcast producer a tempo pieno, formatrice per numerose Università e per Spotify, (…) tra i fondatori di Podcast Community Italia, la più numerosa community di podcasters e creatori audio del web”.Leggi

Scienza aperta: come comincio?

Chi volesse addentrarsi nel mondo della ricerca aperta si troverebbe immediatamente spiazzato dal numero di informazioni disponibili sulla Rete relativamente a questo tema. Il numero ormai altissimo di piattaforme, repositorysoftware di condivisione, studi e associazioni che si occupano di ricerca condivisa rende complesso orientarsi, in special modo nell’ambito delle scienze umane, la cui natura prettamente ‘immateriale’ moltiplica le risorse a disposizione. Per questo, la prima difficoltà, per lo studioso di Humanities che vuole concretamente fare scienza aperta, è capire come e da dove cominciare.Leggi

Great Jobs

La scelta del famoso podcaster americano Joe Rogan di realizzare una intervista nella quale dialoga con un bot di Steve Jobs, che ne ricostruisce voce e pensiero sulla base di interviste e discorsi, ha suscitato varie discussioni in merito alla liceità dell’operazione stessa. Non è però l’aspetto etico che mi interessa dell’operazione ma il tema più teorico e generale, di cui il prodotto di Rogan è solo un caso particolare. 

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Un esempio di Public Humanities:
la Public History

Uno degli esempi più interessanti delle pratiche informative e performative del Public Engagement e di Public Science applicata alle Humanities (vedi → Glossario) è la Public History (PHist). La storia è già sempre e costantemente parte del dibattito pubblico, a prescindere dalle iniziative di engagement (Szreter 2004, p. 222). Eventi storici vengono continuamente utilizzati nelle pubblicità, dai politici o nella conversazione quotidiana come elementi del discorso pubblico, menzionati ovviamente non in una prospettiva scientifica e rigorosa ma in formulazioni o manualistiche e scolastiche, frutto più di luoghi comuni che di competenze reali, o in vere e proprie ricostruzioni immaginarie e, talvolta, intenzionalmente tendenziose.

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